PANTOMIMA DELLA VALIGIA BLASONATA
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CIO' CHE SI DICE
arteideologia raccolta supplementi
nomade n. 3 dicembre 2009
LE LEGGI DELL'OSPITALITA'
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(due voci sul fiume)

- ....Ne vogliamo proprio parlare?

- Parliamone pure.

- La pittura inizia come una prestazione e procede come alterazione; che è appunto l’azione svolta dall’altro che riceve e viene ricevuto per ampliare e rafforzare gli scenari possibili dell’immaginario, delle parole e delle cose.

- La preparazione della seconda valigia è anche la verifica sperimentale di una procedura (più istintiva che programmatica) spesso utilizzata per mettere in gioco diverse competenze e provocare semplicemente degli incontri occasionali – come d'altronde avviene nella vita reale, dove le cose possono trarre forza anche dal caso.

- Le due valige insieme, e specialmente quella blasonata, rappresentano un lavoro quasi definitivo. Vi sono raccolti tutti gli apparati necessari per una ricostruzione indiziaria delle attività. Per questo l’elaborazione si mostra più lunga e difficoltosa (due voci sul fiume)

- Una pratica che rende il nostro lavoro e le sue vicende scarsamente osservabili direttamente e ricostruibili solo in modo frammentario e approssimativo - ma approssimativo come la perfezione del calcolo integrale.

- La partenza: ecco il segreto di cui solo l’occhio ha saputo serbare la chiave. Un paio di scarpe vecchie; le scarpe di van Gogh. Ma chi mai, chi più, indosserà quelle scarpe?

- Lucrezio, che fu il solo tra gli antichi a comprendere la fisica di Epicuro, dice che se gli atomi non solessero declinare dalla propria traiettoria non si sarebbero prodotti né urti né incontri tra gli stessi atomi, e non si sarebbe mai neppure formato il mondo.

- Non forniamo la cronaca e le informazioni. Solo questo: che un pensiero ha davvero avuto luogo. Produrre un mondo attraverso il processo stesso del vivere.

- Quello che oggi è urgente dire è che ogni incontro resta impossibile per chi persegue le “alte definizioni”, del Sé come di tutte le altre cose. Sono sempre le “basse definizioni” (non disgiunte dalle definizioni del basso) a lasciare interstizi capaci di trattenere i doni più preziosi sul vello degli argonauti. C’è difatti qualcosa di più indefinito e quindi di più ospitale del caso?

- Non è la  rappresentazione di un  viaggio, è il nostro  viaggio, e non è un elemento mentale.

- In fatto di cadute in basso, declassamenti e dissoluzioni metamorfiche delle forme, Narciso (che fugge all’ubbia nefasta del conosci te stesso, e quando poi incontra il suo stesso volto increspato dal pelo dell’acqua rimane trafitto dal fascio di luce di Apollo che lo getta nel fondo buio dello stagno melmoso) è lo stesso di Icaro (che cerca una personale salvezza dal labirinto mortale e viene precipitato dalle piume imbrattate dalla materia che cola giù colpita dal guizzo solare di Apollo).

- Ma tu l’occhio conserva sano
.....per guardare in basso al fondamento degli esseri!
..........Come tutto a tutto s’intreccia,
...............l’eccelso nel più basso vive!
....................Addirittura il deretano stesso
.........................a gloria di Dio proprio lì è messo! 1

 - Prometeo - che preferisce starsene dolorante alla rupe di sotto piuttosto che servo celeste di Giove altissimo - è l’eterno grande santo e martire del calendario filosofico e sociale.

- Per abbandonare le abitudinarie certezze dell’organizzazione del vivere è più semplice dipingere la realtà con il viola, il verde, il giallo, il  lilla, il  veronese, il giallo oro, l’ocra, la malva, il viola, il verde smeraldo,  il blu di prussia, il blu di cobalto: impastare tutto  per ottenere un colore basso come la merda.
La necessità di pestarla risponde all’esigenza di completare il rappresentabile con le iconografie mancanti (dal sacro al profano) e disporre, sul finire dell’epoca della loro riproducibilità tecnica, dell’intero repertorio degli etimi visivi avec l’artiste dans son élémente élémentaire - ossia fino allo svuotamento spirituale.

- Fuori gli estremi! La fine del soggetto è uscita dalla scarpe per sferrare colpi con il cranio.

- Nel tentativo di cogliere il mondo in flagranza di realtà la fotografia si presenta come una derivata (matematica) della natura; un punto di tangenza con la curva esterna della realtà (non della verità); e poiché della natura colta nell’istante della storia la fotografia mantiene la profondità, tale alla natura essa si ripropone ogni volta come suscettibile di esplorazioni e scoperte.

- Non è l’oggetto estetico la controversia ma quello che indica.

- Se il più bello dei mondi è proprio come un mucchio di rifiuti gettati a caso, il loro reperimento equivale ad una messa in forma e la narrazione giova alla capacità di percepire, assimilare e sistemare i rottami nella valigia da cui poi usciranno, nuovamente in cerca delle ineffabili precisioni del caso. Ma ogni messa in forma è un deperimento, e ciò rappresenta il rischio (preventivato) che impongono le leggi dell’ospitalità.

- Per andare oltre ciò che viene chiamato pittura, per uscire dal tubetto, dal pennello;per uscire dall’inquadratura,dal motivo; per  uscire dalla tela.

- La didascalia rompe la coerenza e istituisce il rapporto dialettico tra la narrazione e i fatti senza cercare di risolverli – è la tendina strizzalocchio col potere di segmentare il flusso incessante delle immagini e ridare allo sguardo la calma per fermarsi in una dimora.

- Il caso e la necessità sono stati gli ospiti ostili che hanno presieduto e provveduto alle generazioni;è giusto dunque  che governino anche i momenti di messa in mostra delle bisunte spoglie del mondo e di quanti ne parlano.

- La racconta dei rifiuti confeziona l’enigma (da sciogliere necessariamente prima di ripartire per ogni altrove) la cui classica soluzione (che risolve e smaltisce la minaccia) è ancora una volta l’uomo nella sua genericità - non certo l’edipo, che solo così si salva; e anche Odisseo la scampa perché dice la sua nessunità all’oculista di precisione capace di vedere soltanto la singolarità della persona: ciclopica difatti è l’insipienza e la superstizione. E questo è un pensiero eminentemente politico.

- L’enigma essendo mortale quando l’interrogato non sa di sapere la risposta: ed è per questa incolpevole reticenza che riceve l’ultima risata.

- Davvero finché l'uomo è al guinzaglio dell'individualismo non cerca e non può trovare altro che la propria persona. Fu dopo la riduzione del Sé che il calzolaio arlesiano dipinse il  mutilato d’orecchio come invito a restare presso di lui.

- Un tempo il pittore era un re ancor prima di essere nato.Ora sia la realtà stessa ad essere portata a compimento,che è più pittore fra tutti i pittori nati, poi il pittore torni ad essere pittore  prima di morire.

- Lucrezio avrebbe potuto anche arrivare a dire che se gli uomini non solessero deviare dal proprio corso non si sarebbero prodotti né urti né incontri tra gli stessi uomini e mai neppure si sarebbe formata la società umana e sviluppata la civilizzazione (che nondimeno oggi si ritrova a ringhiare agli sconosciuti).

- Attualmente è dimenticata la sottomissione disonesta della conoscenza. Si sa tutto, anche della morte di piccoli vagabondi disoccupati.

- Quando a dettare le leggi dell’ospitalità sono le possibilità assolute del caso e quelle relative della necessità, non si possono emanare editti e neppure revocarli impunemente; per questo l’ospite sembra pervenirci sempre dai sentieri del sacro - è questo sentimento che ce lo rende doppio: promettente e minaccioso.

- Tuttavia la verità si centra sempre in un agguato di chi ha saputo fermarsi in un luogo che ama sinceramente. Paziente in un metodo costante e ostinato in una particolare azione.

- L’ospite eccellente sia dunque colui che ha dimenticato, rinnegato, scacciato dalla testa e dal cuore tutte le categorie in cui lo iscrisse l’anagrafe di questa società in putrefazione e vede e confonde sé stesso in tutto l’arco millenario che lega l’ancestrale uomo lottatore con le bestie al membro della comunità futura.
E anche questo è un pensiero eminentemente politico senza mancare d’essere squisitamente pittorico.

- Sempre meglio di quella leggenda di una lingua morta ridipinta riappiccicata e poi rivenduta dalla nostra odiata democrazia...

[ così finiscono tutte le chiacchiere ]


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Quest’ultima parte della Pantomima è stata già anticipata nel numero 1 di nomade con il titolo “Preparativi per la partenza. Viene qui riproposta per ricostituire l'integralità del lavoro.